Intervista a Bianca Faur, autrice di “Hypomnemata”
Bianca Faur, scrittrice emergente siciliana, ci porta dentro il suo libro “senza tregua”, una raccolta di poesie che si appresta a pubblicare con la sua casa editrice SimplyBook. In questa intervista ci racconta Hypomnemata, “un particolare tipo di taccuino utilizzato nella Grecia antica” da più persone tra cui studenti, per annotare ricordi personali e formulare opinioni sull’esperienza del sé.
Questo è il tuo primo libro o no? Cosa ti ha spinto a scriverlo?
Sì, questo è il mio primo libro. Non ho avuto fin da subito l’idea di scriverne uno, anzi, inizialmente non credevo di sapere scrivere e buttavo sul foglio qualsiasi cosa mi passava per la mente, senza riflettere o rileggere ciò che avevo scritto. Poi, col tempo, ho sentito come la necessità di comporre un’opera da divulgare e raggiungere quante più persone possibile. L’intento è quello di ricreare un frammento di tempo a disposizione di ciascun lettore, seppur minimo, di esplorazione ed introspezione delle proprie emozioni; in una società moderna sempre più veloce e frenetica consentire e consentirci del tempo per noi, guardarci allo specchio e chiarire chi siamo, cosa sentiamo, cosa vogliamo veramente.
“Hypomnemata”, partiamo dal titolo. Come mai hai scelto proprio questo?
Essendo una raccolta di poesie che ricomprendono diversi anni della mia vita, direi anche piuttosto lungo, e ciò si può evincere dai molteplici stili, atteggiamenti e tematiche presenti nel libro, dai primi passi nella poesia all’età di tredici anni, fino ai diciotto-diciannove anni, la prima cosa che ho pensato è stata di aver creato, involontariamente, un diario segreto dove andavo a sfogare le mie giornate, le mie pene, le mie gioie. Hypomnemata deriva dal greco antico e sta proprio ad indicare un particolare tipo di taccuino utilizzato da varie categorie di persone della società greca antica, tra cui studenti, per annotare ricordi
personali e formulare opinioni sull’esperienza del sé.
Quando hai iniziato a scrivere questo libro, da cosa eri mossa?
Inizialmente ero mossa da un istinto egoista: sentivo la necessità di sfogare la mia rabbia, la delusione, il rimorso, la felicità, la sensibilità, tutto ciò che occupava la mia mente ed era diventato troppo ingombrante da continuare a tenere dentro e cercare di sistemare o forse nascondere per non fare risalire tutto a galla, un po’ come si fa quando vengono ospiti all’improvviso e metti la polvere sotto il tappetto e tutto sembra pulito e al suo posto. Poi qualcosa è cambiato: leggendo vari libri mi sono resa conto che ciascuno di loro raccontava di me, mi sentivo ascoltata, capita, a volte turbata e allo stesso tempo grata di quella introspezione, ogni pagina che sfogliavo e ogni libro che aprivo e poi chiudevo era come una continua terapia. Quindi ho pensato di fare altrettanto, dare qualcosa agli altri così come quei libri avevano, per lungo tempo, dato a me.
Quali sono gli elementi della scrittura più importanti in questo libro?
È un libro senza tregua: inquieto, dai toni accesi e poi pacati, è come stare sospesi su un filo senza protezioni ed improvvisamente sul ring, solo noi ed il nostro io.
Quali convinzioni sta sfidando il tuo libro?
L’ascolto, il confronto ed il dialogo sono di per sé difficili da attuare conil prossimo, ma ci impegniamo quotidianamente a farlo perché capiamoquanto sia importante per costruire un rapporto di fiducia e sano con chi abbiamo di fronte o a fianco; però non attuiamo lo stesso ragionamento quando si tratta di ascoltare, confrontarci e dialogare con noi stessi.
Non abbiamo tempo, non abbiamo voglia, la verità è che abbiamo paura. Potremo essere la nostra roccia, il nostro portento e non dipendere o aggrapparci a nessuno, ma siamo il nostro peggior nemico: ci tradiamo e ci crocifiggiamo ogni giorno. Poesia dopo poesia si potrebbe iniziare un percorso interiore, passo dopo passo prendere coraggio e darci una possibilità. Molte volte siamo timidi e preferiamo scriverle certe cose o solo urlarle nella nostra testa piuttosto che esprimerci a voce alta.
Come concili la scrittura con la tua carriera professionale?
Apprezzo e faccio tesoro di tutto ciò che mi circonda, la vita lavorativa diventa strumento di crescita personale e spunto di approfondimento e riflessione che porto nei versi. Come se tutto tendesse ad incrociarsi ed amalgamarsi in una grossa matassa di pensieri e relazioni, che poi si snodano e tornano nuovamente ad intersecarsi. Una grande energia.
Trovo sempre un pezzo di carta ed una penna per annotare un appunto oppure lo faccio sul telefono, anche se poi tendo sempre a riscrivere tutto due volte: su carta e sul pc o telefono, sento di tenere tutto sotto controllo senza il pericolo di smarrire qualcosa.
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